L’Opera in Francia nell’epoca Napoleonica e gli albori del Romanticismo: Cherubuni e Spontini
I primi anni del XVIII sec. vedono la Francia capitale europea dell’epoca. Questo primato verrà mantenuto a lungo.
Nona Puntata.
Per un compositore del periodo, in effetti, la propria fama era completa solo se una sua opera veniva allestita sulle scene parigine. A Parigi, già prima della rivoluzione francese, confluivano musicisti un po’ da ogni parte d’Europa, in particolare dalla Germania e dall’Italia. Anche durante la Rivoluzione il bisogno di musica non viene mai meno, sebbene una buona parte della produzione musicale si leghi a musiche di circostanza, marce ed inni dallo spartito rivoluzionario, spesso composte da musicisti di fama.
Tra questi vi è sicuramente il musicista italiano Luigi Cherubini (1760-1842). Giunto a Parigi nel 1788, dopo aver soggiornato a Londra e aver già composto una cospicua produzione operistica, Cherubini si presenta al pubblico parigino con il “Demophoon” (1788), opera di chiara influenza gluckiana. Se questo primo lavoro funge da biglietto di presentazione, l’opera “Lodoiska” del 1791 apre un capitolo nuovo per l’opéra-comique, introducendo un realismo drammatico finora sconosciuto a questo genere musicale. Il nome di Cherubini è soprattutto legato a quella che è considerata la sua opera più celebre, “Medea” composta nel 1797. Concepita anch’essa nello stile dell’opéra-comique, cioè con passaggi declamati alternati alle parti musicali, la musica di “Medea”, come tutta la produzione francese di Cherubini, porta il segno di Gluck. Tuttavia lo stile, soprattutto nell’uso dell’orchestra, pone la partitura in una posizione di perfetto equilibrio tra classicismo e romanticismo. Lo spirito romantico è più che mai evidente nelle successive “Les deux journées” (1800) e “Faniska” (1806). In particolare “Les deux journée” ebbe un grande successo in Germania ed in Austria. Nel 1803 a Vienna ottenne il giudizio entusiastico di Beethoven che ne rimase certamente influenzato nella composizione del suo “Fidelio“. L’intera produzione di Cherubini ha dunque dato un forte incremento all’avvio dell’opera romantica.
Un altro eminente compositore dell’epoca rivoluzionaria è Etienne Mehul (1763-1817). Stimato da Gluck che lo incoraggiò a scrivere per il teatro, Mehul si impose tra i più importanti creatori dell‘opéra-comique di carattere serio o tragico. Grazie all’alternanza del canto alla quale infonde una forte autorità drammatica, Mehul riesce a superare la pochezza dei libretti delle sue opere. Tra queste la più celebre è senz’altro “La Legende de Joseph en Egypte” (1807) che godette dall’ammirazione tra gli altri di Beethoven, Spontini e Berlioz.
L’avvento di Napoleone e la nascita del Primo Impero portano a grandi cambiamenti anche nel teatro musicale. L’esaltazione del mondo classico, dietro il quale l’imperatore intende esaltare se stesso e il suo regno, portano nell’opera alla creazione di uno stile grandioso, non privo di una certa retorica celebrativa. Grande appassionato della musica italiana, Napoleone amava Paisiello per “la dolcezza e la semplicità della sua musica”, mentre Cherubini, che non accettò le critiche che Napoleone rivolse alla sua musica, fu costretto a lasciare Parigi.
Il compositore più amato da Bonaparte fu però Gaspare Spontini (1774-1851). Tuttavia, questa preferenza non fu riconosciuta subito al compositore marchigiano, anzi la prima rappresentazione della sua celebre “La Vestale” fu avversata da continui attacchi operati dai suoi detrattori sostenuti da Napoleone. Solo grazie all’intervento e alla fattiva protezione dell’imperatrice Giuseppina, il 15 dicembre del 1807, l’opera riuscì ad andare in scena con esito trionfale. E non poteva essere altrimenti! “La Vestale” si presentava con tutti i carismi del successo: grandi scene d’assieme, marce e cori, oltre ad una felice caratterizzazione dei personaggi. In particolare Julie, perfettamente delineata nei suoi tormenti di vestale e di donna innamorata, si dimostra un personaggio riuscito grazie anche all’abile libretto di Etienne de Jouy.
Da ora in poi Spontini entra nelle grazie dell’imperatore e per lui nel 1809 porta in scena il “Fernando Cortez“, un ritratto alquanto buonista del famoso conquistatore. Attraverso questo personaggio Spontini intendeva rappresentare Napoleone, impegnato proprio in quei giorni a conquistare il favore dell’opinione pubblica prima di partire per la campagna di Spagna che, come sappiamo dalla storia, si dimostrò un fallimento. Ma se la stella di Napoleone iniziava il suo inesorabile tramonto, quella di Spontini brillava ancora fulgida. Accolto con tutti gli onori a Berlino, alla corte del Re Federico Guglielmo di Prussia, si impose anche come direttore d’orchestra, tirannico e perfezionista si disse di lui in questa veste. Dalla produzione operistica berlinese di Spontini, ritenuto nella storia della musica il primo eminente direttore d’orchestra, va ricordata l’opera “Agnese di Hohenstaufn” del 1829. La sua partitura, corrispondente al nuovo corso dell’opera romantica, presentava il soggetto storico non più legato al mondo classico, mentre la musica teneva conto dell’avvento sulle scene liriche del “Fidelio” di Beethoven e delle opere di Weber.
Alla prossima puntata…
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